di pugioba
Grande risalto in questi ultimi giorni, in tutte le tv di regime, per la scomparsa di Vittorio Foa. Fiero oppositore del regime fascista, scontò per tale motivo otto anni di carcere. Nel 1943, uscito di prigione, entrò nel PdA (Partito d'Azione), per il quale divenne rappresentante nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), prendendo parte alla Resistenza. Il 2 Giugno 1946 viene eletto deputato all'Assemblea Costituente e membro della "Commissione dei 70".
Negli anni successivi si distinse per il fervido impegno politico nell'area socialista, con particolare orientamento verso la tutela dei lavoratori, mosso dall'idea di deviare i gruppi rivoluzionari, allora molto attivi, verso un'azione di governo condivisa da tutte le forze di sinistra.
Ho sentito una recente intervista nella quale gli veniva chiesto di dare un consiglio ai giovani. La risposta mi ha colpito molto: Non aveva consigli da dare ai giovani, ma ricordava loro una cosa: cercare sempre il senso delle cose che si fanno.
Ora, qual'è il senso, ai giorni nostri, di ricordare la figura di un uomo che si è battuto per la libertà di tutti? Un valore come questo non è più contemplato nella società incivile in cui viviamo. Mi viene quindi da ipotizzare che si tratti di pura strumentalizzazione. La libertà, almeno quella menzionata dai fugaci necrologi dei tiggì, è un concetto condivisibile ma facilmente plasmabile. Ricordare Foa in contenitori zeppi di escrementi, magari prima del pezzo sul panda cinese che non vuole saperne di riprodursi o del servizio sul freddo che fa d'inverno è offensivo. A brevissimo, grazie al revisionismo imperante, la morte di uomini della caratura di Foa verrà probabilmente celebrata, ma la loro vita verrà istantaneamente offuscata dalle ombre che irrimediabilmente stanno coprendo tutto e tutti. Confondi e impera. Forse è arrivato il momento di chiederci: "Che senso ha?"
Grande risalto in questi ultimi giorni, in tutte le tv di regime, per la scomparsa di Vittorio Foa. Fiero oppositore del regime fascista, scontò per tale motivo otto anni di carcere. Nel 1943, uscito di prigione, entrò nel PdA (Partito d'Azione), per il quale divenne rappresentante nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), prendendo parte alla Resistenza. Il 2 Giugno 1946 viene eletto deputato all'Assemblea Costituente e membro della "Commissione dei 70".
Negli anni successivi si distinse per il fervido impegno politico nell'area socialista, con particolare orientamento verso la tutela dei lavoratori, mosso dall'idea di deviare i gruppi rivoluzionari, allora molto attivi, verso un'azione di governo condivisa da tutte le forze di sinistra.
Ho sentito una recente intervista nella quale gli veniva chiesto di dare un consiglio ai giovani. La risposta mi ha colpito molto: Non aveva consigli da dare ai giovani, ma ricordava loro una cosa: cercare sempre il senso delle cose che si fanno.
Ora, qual'è il senso, ai giorni nostri, di ricordare la figura di un uomo che si è battuto per la libertà di tutti? Un valore come questo non è più contemplato nella società incivile in cui viviamo. Mi viene quindi da ipotizzare che si tratti di pura strumentalizzazione. La libertà, almeno quella menzionata dai fugaci necrologi dei tiggì, è un concetto condivisibile ma facilmente plasmabile. Ricordare Foa in contenitori zeppi di escrementi, magari prima del pezzo sul panda cinese che non vuole saperne di riprodursi o del servizio sul freddo che fa d'inverno è offensivo. A brevissimo, grazie al revisionismo imperante, la morte di uomini della caratura di Foa verrà probabilmente celebrata, ma la loro vita verrà istantaneamente offuscata dalle ombre che irrimediabilmente stanno coprendo tutto e tutti. Confondi e impera. Forse è arrivato il momento di chiederci: "Che senso ha?"
sono completamente d'accordo con te e spero che il tuo post abbia più fortuna del mio(postato crca un'ora fa) su OK Notizie...
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