L’immensa forza distruttrice della locomotiva revisionista

di pugioba

PartigianiLa Cassazione ha stabilito che il quotidiano Il Tempo commise diffamazione, nel definire “massacratori di civili” i 12 partigiani che il 23 marzo 1944 condussero l’attacco di via Rasella a Roma, nei confronti dei soldati nazisti occupanti. E’ stata quindi accolta la richiesta di risarcimento di danni morali, avanzata nei confronti del quotidiano, dalla figlia della gappista (da G.A.P., Gruppi di Azione Patriottica) Carla Capponi e di Rosario Bentivegna, che parteciparono all’azione di via Rasella. Nel 2004 la Corte d’Appello diede ragione al giornale, ritenendo adeguato il termine “massacratori” in quanto l’azione, nella quale vennero uccisi 33 soldati tedeschi (l'esplosione uccise anche due passanti italiani), era «un gesto certamente violento, per sua natura finalizzato a cagionare orribile morte a una molteplicità di persone: si trattava di un inutile massacro». Il riferimento rimanda alla rappresaglia posta in atto dall’esercito tedesco su esplicito ordine delle stesso Hitler, che portò alla strage delle Fosse Ardeatine. La proporzione, come spesso accadde a quei tempi, era di 10 civili uccisi per ogni soldato tedesco caduto. Nell’eccidio vennero infatti trucidati 335 civili e militari italiani, molti prelevati nelle carceri di Regina Coeli, altri rastrellati per strada. La Cassazione ha dunque ribaltato la sentenza, ordinando alla Corte d'appello di rivedere il suo giudizio, in quanto si tratta di un'affermazione «lesiva della dignità e dell'onore dei destinatari» mossa dall'intento di «accostare l'atto di guerra compiuto dai partigiani all'eccidio di connazionali inermi».

I fatti legati alla Seconda Guerra Mondiale, e più in particolare alla guerra civile che si consumò in Italia tra il 1943 e il 1945, non finiscono di far discutere, a dimostrazione del fatto che la stabilità della nostra simil-democrazia poggia ancora sulle traballanti gambe di un’apparentemente insanabile divergenza di vedute su fatti storici incontrovertibili. Secondo alcuni osservatori, le azioni partigiane volte ad indebolire il fronte italo-tedesco furono esecrabili, in quanto innescavano una reazione sproporzionata che vedeva un elevatissimo numero di vittime civili e militari italiane. In base a questo principio, pare quasi che i veri tiranni furono coloro che, strenuamente, cercarono di difendere il popolo italiano dalla tirannia del nazifascismo. La potente locomotiva revisionista non arresta la sua corsa, ma episodi come questo, pur non facendola deragliare, ne attenuano “l’immensa forza distruttrice”. Occorrono più capi stazione, caro PD.

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