di pugioba
Facciamo una prova: immaginiamo gli scenari prossimi venturi per la politica italiana.
Fini, smarcatosi già da tempo dall'asse Berlusconi-Lega, esce dal PDL, spinto via dall'organo manganellante di stampa del Primo Ministro. Dove andrà a collocarsi? Pochi mesi fa ha sciolto la sua AN nel PDL, quindi deve decidere che fare. Potrebbe far risorgere dalle ceneri la sua stessa creatura, contare i superstiti, cioè quelli che sapranno staccarsi dal timone del potere, e ripartire per una nuova campagna di alleanze, magari con Casini. Plausibile, ma quanti lo seguiranno? Si vocifera di 40 parlamentari pronti a giurargli nuova fedeltà. In ogni caso, una volta fuori, visti i suoi ultimi exploit da leader di sinistra più che da ex-fascista, potrebbe non avere più le simpatie dei suoi vecchi elettori. Insomma, comunque vada perderà forza. Magari non carisma, ma potere politico si.
Casini, dopo mesi di silenzio, torna in auge sospinto proprio dalla Chiesa, che pareva avergli voltato le spalle per favorire Berlusconi. Quest'ultimo pareva essere, almeno ad inizio legislatura, un buon alleato per dar forma a tutte quelle riforme in campo genetico-familiare che da sempre sono il chiodo fisso del Vaticano. Il cane da guardia del premier, appena cambiato giornale, ha deciso di manganellare anche da questa parte, rendendo necessario un veloce cambio di rotta di tutto il consiglio ecclesiastico, che riaffida così il vessillo cattolico a chi lo porta da sempre nella spilla della giacca.
Casini, a differenza di Fini, ha un partito vivo e vegeto, ha il merito di essersi smarcato da Berlusconi e di aver resistito alla tentazione della poltrona, forse subodorando la deriva mediatico-sessual-dittatoriale del ducetto. La presunta coerenza con i valori del suo partito, oltre alla spinta vaticana, dovrebbero garantirgli ampio consenso in caso di elezioni anticipate. In ogni caso, a distanza di tempo, si rivela il più astuto dei leader politici italiani. Vedremo se e come saprà gestire le prossime mosse dei rivali.
Franceschini-Marino-Bersani-D'Alema-Veltroni. Caso complicato. A breve ci saranno le primarie per eleggere il segretario. Non vedo eccessive differenze tra Franceschini e Bersani. Marino è un'emanazione di D'Alema. Il punto è: riuscirà il Pd ad andare oltre le dichiarazioni di stima e affetto del dopo elezione a collaborare attivamente con il vincitore? La risposta è no. Il Pd affonda le radici in un sistema politico antico, che non riesce a darsi una direzione, un'idea, uno scopo. Sembra tenersi a galla solo per tenere a galla i suoi dirigenti. Esiste solo perché è palese che molti milioni di italiani non si riconoscono e mai si riconosceranno con l'attuale governo. Quindi? Quindi niente. Continueranno a perdere voti in favore del già citato Casini, sopratutto se, come credo, Rutelli lascerà il Pd per convergere verso l'Udc. A quel punto sarà quasi pronta la Prima Repubblica-ter. Un ritorno della Balena Bianca. Rubava poco, diciamo il giusto, amministrava benino, diciamo poco meno del giusto; in ogni caso tenne in rotta un'Italia che era enormemente superiore all'Italia di oggi, sotto tutti i punti di vista.
Di Pietro? Con il dovuto rispetto, lo vedo come il Berlinguer di allora. L'anticorpo del sistema, che purtroppo non riesce a convincere un numero sufficiente di italiani. Molti a sinistra pensano che possa essere lui la soluzione, il cavallo vincente, ma sono troppo affezionati alla vecchia idea di politica per riuscire a sbloccarsi e a dargli fiducia. E se facesse una bella alleanza con Franceschini o Bersani? Risposta semplice: se non sono riusciti a farla finora, significa che non c'è convergenza di vedute. Molto facile arrivare al litigio (chiedete a Prodi cosa vuol dire allearsi senza idee condivise).
Rimane il fulcro di tutto. Siamo al tramonto dell'epoca berlusconiana. IL vecchio satiro potrà tirare avanti ancora un po' con un paio di espedienti. Occorrerà stare ancora più attenti, perché con la vecchiaia ha cristallizzato ancor più le sue caratteristiche. Sordo al dialogo, immune alla critica, vendicativo. Insomma pericoloso. I colpi di coda li sta già assestando, vedasi Vaticano e Fini. Non ha ancora finito, ma è avviato da almeno un anno sul viale del tramonto. L'ultima ipotesi potrebbe essere che, mentre cade, trascini tutto e tutti con se. Se anche ci fosse un dossier segreto sui principali protagonisti politici italiani, e lui lo utilizzasse per vendicarsi, farebbe un immenso favore alla sua patria, e, paradossalmente, sarà ricordato per sempre come colui che rilanciò le sorti di una nazione morente, una repubblica povera, xenofoba, ignorante e cattiva. Troppo bello per essere vero. Credo invece che finirà in maniera miserabile, come le persone di cui si circonda. Gente che probabilmente, tolti forse i fedelissimi, non esiterà un attimo ad abbandonare la nave sulla quale lui ancora canta e intrattiene gli ospiti, per gettarsi nel nuovo mare politico che si sta aprendo.
Insomma, passato questo ventennio berlusconiano, vedo un futuro democristiano. E tiro un sospiro di sollievo. Saranno i nostri peggiori nemici, ma il terreno di scontro avrà nuovamente regole comuni. Amen.
Facciamo una prova: immaginiamo gli scenari prossimi venturi per la politica italiana.
Fini, smarcatosi già da tempo dall'asse Berlusconi-Lega, esce dal PDL, spinto via dall'organo manganellante di stampa del Primo Ministro. Dove andrà a collocarsi? Pochi mesi fa ha sciolto la sua AN nel PDL, quindi deve decidere che fare. Potrebbe far risorgere dalle ceneri la sua stessa creatura, contare i superstiti, cioè quelli che sapranno staccarsi dal timone del potere, e ripartire per una nuova campagna di alleanze, magari con Casini. Plausibile, ma quanti lo seguiranno? Si vocifera di 40 parlamentari pronti a giurargli nuova fedeltà. In ogni caso, una volta fuori, visti i suoi ultimi exploit da leader di sinistra più che da ex-fascista, potrebbe non avere più le simpatie dei suoi vecchi elettori. Insomma, comunque vada perderà forza. Magari non carisma, ma potere politico si.
Casini, dopo mesi di silenzio, torna in auge sospinto proprio dalla Chiesa, che pareva avergli voltato le spalle per favorire Berlusconi. Quest'ultimo pareva essere, almeno ad inizio legislatura, un buon alleato per dar forma a tutte quelle riforme in campo genetico-familiare che da sempre sono il chiodo fisso del Vaticano. Il cane da guardia del premier, appena cambiato giornale, ha deciso di manganellare anche da questa parte, rendendo necessario un veloce cambio di rotta di tutto il consiglio ecclesiastico, che riaffida così il vessillo cattolico a chi lo porta da sempre nella spilla della giacca.
Casini, a differenza di Fini, ha un partito vivo e vegeto, ha il merito di essersi smarcato da Berlusconi e di aver resistito alla tentazione della poltrona, forse subodorando la deriva mediatico-sessual-dittatoriale del ducetto. La presunta coerenza con i valori del suo partito, oltre alla spinta vaticana, dovrebbero garantirgli ampio consenso in caso di elezioni anticipate. In ogni caso, a distanza di tempo, si rivela il più astuto dei leader politici italiani. Vedremo se e come saprà gestire le prossime mosse dei rivali.
Franceschini-Marino-Bersani-D'Alema-Veltroni. Caso complicato. A breve ci saranno le primarie per eleggere il segretario. Non vedo eccessive differenze tra Franceschini e Bersani. Marino è un'emanazione di D'Alema. Il punto è: riuscirà il Pd ad andare oltre le dichiarazioni di stima e affetto del dopo elezione a collaborare attivamente con il vincitore? La risposta è no. Il Pd affonda le radici in un sistema politico antico, che non riesce a darsi una direzione, un'idea, uno scopo. Sembra tenersi a galla solo per tenere a galla i suoi dirigenti. Esiste solo perché è palese che molti milioni di italiani non si riconoscono e mai si riconosceranno con l'attuale governo. Quindi? Quindi niente. Continueranno a perdere voti in favore del già citato Casini, sopratutto se, come credo, Rutelli lascerà il Pd per convergere verso l'Udc. A quel punto sarà quasi pronta la Prima Repubblica-ter. Un ritorno della Balena Bianca. Rubava poco, diciamo il giusto, amministrava benino, diciamo poco meno del giusto; in ogni caso tenne in rotta un'Italia che era enormemente superiore all'Italia di oggi, sotto tutti i punti di vista.
Di Pietro? Con il dovuto rispetto, lo vedo come il Berlinguer di allora. L'anticorpo del sistema, che purtroppo non riesce a convincere un numero sufficiente di italiani. Molti a sinistra pensano che possa essere lui la soluzione, il cavallo vincente, ma sono troppo affezionati alla vecchia idea di politica per riuscire a sbloccarsi e a dargli fiducia. E se facesse una bella alleanza con Franceschini o Bersani? Risposta semplice: se non sono riusciti a farla finora, significa che non c'è convergenza di vedute. Molto facile arrivare al litigio (chiedete a Prodi cosa vuol dire allearsi senza idee condivise).
Rimane il fulcro di tutto. Siamo al tramonto dell'epoca berlusconiana. IL vecchio satiro potrà tirare avanti ancora un po' con un paio di espedienti. Occorrerà stare ancora più attenti, perché con la vecchiaia ha cristallizzato ancor più le sue caratteristiche. Sordo al dialogo, immune alla critica, vendicativo. Insomma pericoloso. I colpi di coda li sta già assestando, vedasi Vaticano e Fini. Non ha ancora finito, ma è avviato da almeno un anno sul viale del tramonto. L'ultima ipotesi potrebbe essere che, mentre cade, trascini tutto e tutti con se. Se anche ci fosse un dossier segreto sui principali protagonisti politici italiani, e lui lo utilizzasse per vendicarsi, farebbe un immenso favore alla sua patria, e, paradossalmente, sarà ricordato per sempre come colui che rilanciò le sorti di una nazione morente, una repubblica povera, xenofoba, ignorante e cattiva. Troppo bello per essere vero. Credo invece che finirà in maniera miserabile, come le persone di cui si circonda. Gente che probabilmente, tolti forse i fedelissimi, non esiterà un attimo ad abbandonare la nave sulla quale lui ancora canta e intrattiene gli ospiti, per gettarsi nel nuovo mare politico che si sta aprendo.
Insomma, passato questo ventennio berlusconiano, vedo un futuro democristiano. E tiro un sospiro di sollievo. Saranno i nostri peggiori nemici, ma il terreno di scontro avrà nuovamente regole comuni. Amen.
Malgrado tutto, purchè finisca quest'era al più presto, c'è da augurarselo...
RispondiEliminaE' il v3ecchio: si stava meglio quando si stava peggio; o quello che diceva Giolitti a Mussolini: mangiavamo, ma almeno sapevamo stare a tavola!Ed è già qualcosa.Che il callidus, bel Casinì sia vincente è chiro da sempre, d'altronde, in medio stat virtus,...o no?.Sta scritto:i tiepidi saranno vomitati.(Apocalisse)Speriamo al più presto:Casinì non mi piace:pREFERISCO TONINO
RispondiEliminaPreferisci Tonino, come me, ma siamo in minoranza.
RispondiEliminaTroppo facile, è come preferire le lasagne alla pasta la burro.
RispondiEliminaAdoro le lasagne :)
si si anche io preferisco Tonino. Grazie al cazzo....
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