Nucleare, si rischia una rivolta

Scajola su Canale5: "Alla fine di questa legislatura metteremo la prima pietra del nucleare per arrivare entro il 2018/2020 ad avere il primo chilowattora prodotto [...] noi paghiamo l'energia il 30% in più degli altri paesi. Abbiamo bisogno di difendere l'ambiente. Dobbiamo rientrare nel nucleare in tempi veloci."
Oltre ai falsi storici nei discorsi di Scajola (non è vero che il nucleare "difende l'ambiente" e non è vero che ci farà risparmiare quel "30% in più", come al solito vedere qui), va segnalato che ben 11 regioni stanno impugnando la legge perché non vogliono centrali nucleari nel loro territorio: Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria. A queste vano aggiunte Sardegna e Veneto che hanno manifestato il loro dissenso con ordini del giorno o dichiarazioni del presidente.
Dunque rimangono: Sicilia, Molise, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia e Valle d'Aosta. Togliendo le regioni con un'alta pericolosità dal punto di vista sismico ( Sicilia, Molise, Abruzzo e Friuli), dove sarebbe una pazzia costruire una centrale nucleare, rimangono: Valle d'Aosta, Lombardia e Trentino Alto Adige. Se si continua di questo passo il governo dovrà fare dietro front o rischia una rivolta che potrebbe sfociare in qualcosa di più grosso. Qui non si tratta di piccole comunità contro cui scagliare la polizia, speriamo lo capiscano.

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