Mobilitazione nazionale per la liberazione dei 250 eritrei


Mobilitazione nazionale per la liberazione dei 250 eritrei deportati nel deserto libico


8 LUGLIO
ROMA dalle 18.30 davanti all'Ambasciata Libica in Via Nomentana 365
NAPOLI dalle 19.00 in Piazza Bellini

9 LUGLIO
in tutta Italia davanti alle Prefetture


Portiamo tutti una candela davanti all'ambasciata libica e manifestiamo davanti alle Prefetture
UNA LUCE PER LA DIGNITA'
Libertà e diritto d'asilo per 250 profughi eritrei deportati nel deserto Libico
Fermiamo le violenze della polizia libica contro i migranti
Rivediamo gli accordi Italia - Libia e fermiamo la politica dei respingimenti


Da giorni gli appelli dei 250 eritrei rinchiusi nella prigione di Brak, in Libia, ed esposti ad ogni tipo di violenza e al rischio di morte stanno raggiungendo l'Italia e cercando di risvegliare le nostre coscienze. Le torture e le violazioni subite da queste persone legittimamente in fuga da guerra e persecuzione non sono un caso isolato. Che la Libia sia un paese non democratico e senza alcun rispetto dei diritti fondamentali della persona umana è una realtà che solo per convenienza e calcolo i governi europei fingono a volte di dimenticare. Quelle torture, quelle violenze, ci raccontano però, soprattutto, della disumanità e dei crimini contro la vita umana di cui i governi italiani degli ultimi anni si sono macchiati delegando alla terra di Gheddafi la gestione di migliaia di profughi, ovvero il potere e l'arbitrio assoluto su migliaia di esseri umani inermi e titolari di diritti fondamentali come quello di chiedere e ottenere asilo politico. I respingimenti definiti con crudeltà e ipocrisia da Maroni come "una grande vittoria contro l'immigrazione clandestina" sono solo l'ultimo atto di una storia di complicità e ridefinizione di equilibri politici ed economici che ha usato e continua ad usare il corpo vivo dei migranti come moneta di scambio, la vita delle persone come una merce qualunque. Tutto ciò è avvenuto e sta avvenendo ad opera del governo italiano con un cinismo e un'indifferenza degni dei periodi peggiori del Novecento europeo. Con i respingimenti verso la Libia la classe politica al potere in Italia sta dichiarando a gran voce che la vita umana non vale nulla, specie se si tratta di quella di persone considerate ormai sotto-uomini. I richiedenti asilo come tutti gli altri migranti sono stati stigmatizzati e criminalizzati da leggi come quella sul reato di immigrazione clandestina e da decenni di razzismo istituzionale che ha imbarbarito questo paese e i suoi cittadini. Restare in silenzio mentre le donne, gli uomini e i bambini respinti dall'Italia stanno morendo in Libia significa rendersi complici di questa vergogna. Salvare le centinaia di persone che stanno morendo in Libia, anche a causa delle politiche migratorie italiane, significa lottare per i diritti e le libertà di tutti, per il diritto di ognuno di noi di vivere in un paese civile.

Agenzia Habesha
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