L'eroe, il soldato, la guerra e la pace

di pugioba

Un soldato è una persona che si è arruolata, o è stata reclutata, nelle forze armate di un paese sovrano ed ha svolto l'addestramento e ricevuto le attrezzature (quali un'uniforme e un'arma) per difendere quel paese o i relativi interessi.
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L'eroe, nell'era moderna, è il protagonista di uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune.
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In quale modo la seconda delle due precedenti definizioni possa sposarsi con i militari italiani morti ieri in Afghanistan, non mi è chiaro.

Potremmo però provare a dipingerli come tali, eroi, pensando che l'atto generoso che ha comportato il consapevole sacrificio di se stessi, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune, fosse volto alla difesa delle zone che vedranno passare il gasdotto internazionale che servirà anche l'Italia.

Gasdotto TAPI

Va ricordato che l'autocolonna italiana è stata attaccata nei pressi di Farah. Farah si trova in una zona di passaggio del gasdotto.

In un giorno triste come questo, triste come ogni giorno in cui una vita umana viene persa a causa di una guerra, in modo diretto o indiretto, in tanti chiedono solo il silenzio del cordoglio nei confronti di chi non c'è più. Ragazzi morti nell'adempimento del loro dovere.
È però doveroso chiedersi quale sia il loro dovere, ricordare che non c'è l'obbligo di leva, che per fare tale lavoro si viene retribuiti, che tale mansione prevede di imbracciare un fucile e, se è il caso, di usarlo contro altri esseri umani.
È necessario ricordare che il nostro contingente si trova in terra straniera, che si trova lì a causa della guerra preventiva dichiarata dagli Stati Uniti all'indomani del sanguinario attentato alle Torri Gemelle di New York. È necessario ricordare che ogni giorno muoiono tantissime persone in tutto il mondo per le conseguenze della guerra. Muoiono a causa degli effetti collaterali che, di volta in volta, si chiamano mine, mutilazioni, stupri, contaminazioni, malformazioni, fame, deportazioni, esodi, campi di accoglienza-stoccaggio-prigionia.
È necessario ricordare che se ciascuno di noi si rifiutasse di imbracciare il fucile contro un suo simile, nessuno potrebbe obbligare o indurre nessuno a combattere in nome di finti ideali, e nessuno morirebbe pensando, o dichiarando di pensare, che si sta agendo per la pace combattendo una guerra.

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