Paola e la rete

Sulla vicenda di Paola, la giornalista precaria che sta attuando lo sciopero della fame, ho letto un sacco di pareri agghiaccianti: si cerchi un altro lavoro, se è per questo sono precario da 15 anni, io sono imprenditore e per superare gli ostacoli mi faccio il culo e non lo sciopero della fame, il Corriere rispetta la legge, prima dello sciopero della fame poteva interpellare il sindacato o un avvocato, però ha un posto da collaboratore al Corriere della Sera che cavolo vuole di più, etc. Non ho virgolettato niente perché sono andato a memoria, ma grossomodo i pareri negativi della "rete" si possono riassumere così.
A questi "benpensanti" non passa nemmeno per l'anticamera del cervello che un precario non può avere progetti per un futuro decente. Per loro è così, punto. Personalmente non ho avuto dubbi sul pubblicare la vicenda nel blog e non ho aggiunto un mio parere perché quello scritto da Paola era condivisibile in toto. Bastava sbirciare nel suo tumblelog per capire, se mai ce ne fosse bisogno, che con 7 anni di precariato al Corriere hai diritto ad essere assunta. Non il diritto legislativo ma quello morale, persino etico, che un'azienda del genere dovrebbe avere.
Comunque spero che Paola cessi la sua protesta, questo paese non si merita un tale sacrificio. In conclusione vorrei dedicare le parole di Silvano Agosti a quelli che l'hanno criticata così aspramente:
Lo schiavo difende il padrone, mica lo combatte. Perché il vero schiavo non è mica quello con la catena al piede, quanto quello che non è più capace di immaginarsi la libertà.

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