Quei no a Monti

C’è un ricatto che non ha mai smesso di andare di moda, dalle parti di una certa “sinistra” salottiera e garbata. E’ quello secondo cui, se non sei di “sinistra” come loro, e al tempo stesso non ti dimostri nemmeno di destra, sei qualunquista.
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Così, in nome del sempiterno menopeggismo, ci troviamo impantanati in un fastidioso cul de sac politico-giornalistico: o sei con Monti, “L‘uomo che sprizza umanità da tutti gli spinotti” (Crozza), e quindi assurgi al rango di responsabile che ama l’Italia; o sei un disfattista, populista e qualunquista. Un demagogo che si meritava Berlusconi e non capisce la drammaticità del presente.

Quanto sopra, tratto dal Blog di Andrea Scanzi, mi serve per lanciare un post di Gilioli:

Sono un estremista perché penso che non si possano chiedere sette anni di lavoro in più alla gente se allo stesso tempo non si tagliano anche le spese militari.
Sono un estremista perché credo che se la Chiesa cattolica italiana ha benefici per cinque o sei miliardi di euro all’anno, forse potrebbe rinunciare a un decimo di quei benefici per il bene comune.
Sono un estremista perché penso che non si possa far finta che in questo Paese l’1% dei cittadini detiene il 13 per cento della ricchezza nazionale – e basterebbe una tassa patrimoniale dello 0,5 per cento per ottenere un gettito di 5 miliardi di euro

Il problema non è solo una "certa sinistra", come fa notare Malvino:

Checché Mario Tarquini starnazzi e ristarnazzi dalla prima pagina di Avvenire, questo è il “non profit” al quale lo Stato dovrebbe un occhio di riguardo. Può risparmiarsi tutto quel “qua-qua”, questo governo non toglierà un centesimo alla Chiesa. E nessuno ci vedrà conflitto d’interessi, perché non è possibile provare che, se non avessero leccato il culo ai preti per una vita intera, Ornaghi e Riccardi non sarebbero ministri.

Vorrei concludere, quasi rassegnato, con un: moriremo per mano dei democristiani, ma venderemo cara la pelle.

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