Papa, aids e preservativo

di pugioba

Condom UseVorrei capire un paio di cose. Parto del presupposto logico che se molte persone si sono lamentate per il crocifisso con il preservativo, questo vuol dire che la cosa ha urtato la loro sensibilità. Alcuni di essi si sono lamentati. Alcuni lo hanno fatto, con toni e modi diversi su questo blog, che ha deciso liberamente di “sposare la causa” di un opera (come la intende l’autore) rifiutata. Fin qui il discorso non fa una piega. I cattolici si lamentano perché il loro simbolo più importante è stato abbinato a qualcosa che giudicano sporco. Un preservativo. Da dizionario; Il profilattico o preservativo (chiamato anche condom e, in alcune regioni, gondone o goldone) è un particolare strumento di contraccezione che ha anche funzioni di protezione nei confronti di malattie sessualmente trasmissibili. L’opera di Deva si riferisce chiaramente alle polemiche nate dalle dichiarazioni di Benedetto XVI sulla inutilità del preservativo in funzione anti-aids. L’aids uccide molte persone. Dato non contestabile. Il preservativo impedisce il contagio, altro dato incontrovertibile. Arriviamo quindi subito a un primo punto. Il Papa ha affermato una cosa errata. Il preservativo, tenendo fede al suo nome, funziona. L’Africa conta circa 150 milioni di cattolici, persone che quindi, in linea di massima, prestano ascolto al pontefice. Il Papa porta, per la Chiesa Cattolica, il messaggio di Dio. Il messaggio dovrebbe quindi essere: Dio non vuole che vengano usati i preservativi. L’altro messaggio chiave, forse il più importante per il Vaticano, è la centralità della vita umana. Lo si può leggere e sentire in ogni discorso del Papa. Lo si può constatare nella forte opposizione all’aborto e alla ricerca sulle cellule staminali, con il convincimento che con tale tipo di studi si vada ad uccidere un essere umano. La centralità della vita. La sacralità della vita umana. Benissimo. Si può e si deve discutere su queste posizioni, ma si sta ancora nel campo della logica. Con il discorso sul preservativo “inutile e dannoso” contro l’aids, si esce però da qualsiasi logica. Se il fine ultimo è la tutela della vita in ogni sua forma. Se un ovulo fecondato è vita. Se un feto di una settimana è vita, si può parlare di vita “spezzata” nel caso di un atto sessuale che non si completa nella fecondazione? Direi di no, sempre usando la stessa logica di chi avversa l’uso del contraccettivo. Quindi la domanda che pongo ai tanti (ma non tutti, a quanto pare…) che difendono strenuamente le parole del Papa e si indignano davanti al gesto sacrilego di Deva è la seguente: è la sacralità della vita ad essere al centro dell’interesse della Chiesa Cattolica o un morboso tentativo di controllare le abitudini sessuali dell’uomo da parte di chi, per scelta, ha deciso di non vivere la propria sessualità (senza che nessuno glielo abbia chiesto)? Chiedo questo perché se fosse la vita ad essere al centro del loro interesse, non ci dovrebbero essere dubbi. Non potendo imporre la privazione di un “dono” come quello della sessualità, dato da Dio come tutte le altre cose (vista, tatto, albero, cane, stella, vino, etc…), la salvaguardia di milioni di vite umane dovrebbe esortare chi Dio dice di rappresentarlo a consigliare l’uso dell’unico strumento che, per ora, può essere realmente efficace. Questo per il Papa e per la Chiesa. Torniamo al principio, al crocifisso di Deva. Chi si indigna per il gesto, si è fermato per un attimo a chiedersi il perché sia stato fatto? Immagino di no. Perché se si fermasse a riflettere solo un attimo, capirebbe che il vero sacrilegio sta in quelle morti, in quelle vite spezzate da un contagio che si estende al concepimento. Tre vite per un atto. Tre morti evitabili con la prevenzione e un minimo di cultura, che attraverso un solo discorso del Papa coglierebbe milioni di persone in ascolto. Non riuscirebbe a debellare il male, ma lo arginerebbe, lo conterrebbe. Se anche le sue parole salvassero una sola persona, o meglio tre, avrebbe fatto qualcosa per cui avrebbe senso tutta la sua missione. Perché ci si scaglia contro un simbolo, il crocifisso col preservativo, e non ci si chiede che valore ha una vita? Il simbolo è, appunto, un simbolo, un rimando a un’idea forte. Una vita è qualcosa di concreto. Di tangibile. Così come lo è una malattia. Se tutti noi usassimo più logica e meno pregiudizio, forse certe cose potrebbero davvero cambiare. O devo pensare che gli animi suscettibili, offesi da una provocazione visiva, si curano più dell’estetica che della sostanza? Devo pensare che siano tutti stolti che guardano il dito e non la luna? Che si tratti di una sorta di scaramanzia? O addirittura di paura? O peggio ancora, un modo codardo di scaricare la propria responsabilità, sul genere a-me-che mi-frega-di-quelli-(e se la vanno pure a cercare) o si-certo-poverini-ma-non-toccatemi-il-salvatore? Non voglio credere che milioni di cattolici italiani e nel mondo antepongano un simbolo “deturpato” a una vita spezzata. Che spendano tante accese e accorate parole per difendere ciò che in fondo è solo un oggetto e tacciano su quanto dovrebbero avere, o dicono di avere, di più caro. Si tratta sicuramente di un’incomprensione. Vero?

Commenti

  1. Dal dizionario della lingua Italiana "Sabatini Coletti" PARADOSSO: Dimostrazione che, partendo da presupposti generalmente riconosciuti come validi, giunge a conclusioni contrastanti con l'esperienza oppure intrinsecamente contraddittorie. Mi sembra che il pretendere di salvare vite umane lasciando morire (leggi uccidendo) vite umane rientri pienamente nella definizione...

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  2. si si incomprensione.FIDATI.

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  3. Secondo il vescovo francese Andrè Fort, l'aids passa attraverso il preservativo.

    http://www.unita.it/news/83394/polemica_tra_chiesa_e_medici_in_francia

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