Berlusconi e le manifestazioni in Iran

Renzo Guolo, docente di Sociologia dell'Islam all'Università di Torino, a "8 e mezzo" parla delle manifestazioni in Iran: "non credo che si possa paragonare alla rivoluzione e a tutto quello messo in moto tra il '78 e il '79. Noi abbiamo una forte componente pro Mousavi che è tutta interna la sistema della repubblica islamica. Si tratta sostanzialmente di un movimento di protesta che, ovviamente, ritiene che il voto sia stato falsato e sopratutto che mira a correggere l'esito di questo voto. Ma non ci sono i termini di uno scontro che produca la caduta del sistema. C'è la lealtà di una parte del movimento, che oggi è in strada, verso il regime. Il problema è capire come finirà nelle prossime giornate o nelle prossime settimane".
Sulla possibilità di un'eventuale rivolta contro il regime degli Ayatollah dice: "molto dipenderà se ci sarà una repressione molto dura con scontri armati, questo è il punto chiave, perché li andrebbe a catafascio la legittimità della repubblica islamica."
La questione è tutta qua, è una protesta interna che, qualora avesse successo, non dovrebbe rivoluzionare più di tanto la società iraniana e la politica estera del paese. Mir-Hossein Mousavi Khameneh è un politico fedele al regime, non per niente è stato primo ministro (dall'1981 al 1989) e si è potuto candidare alle ultime elezioni.
La frase del professor Guolo "molto dipenderà se ci sarà una repressione molto dura con scontri armati" a mio parere è parecchio preoccupante, qualsiasi "professionista" riuscirebbe a far scaldare gli animi di una folla e portare la protesta ad un punto critico. La Cia l'ha fatto altre volte. Se poi rileggiamo un vecchio post, il quadro diventa sicuramente più agghiacciante:

Governo Berlusconi organizzava golpe in Iran
La commissione bicamerale di controllo del Parlamento americano sulle attività dei Servizi Usa approfondisce e documenta il coinvolgimento del governo Berlusconi e del nostro Servizio militare, diretto dal generale Nicolò Pollari, in piani clandestini per il rovesciamento del regime iraniano.
Nel dicembre del 2001 funzionari americani del Dipartimento della Difesa raggiungono l'Italia per organizzare vari interventi da attuare in Iran per destabilizzarne il governo. Una serie di incontri organizzati a Roma con uomini di Teheran da Michael Ledeen (agente di influenza e vecchio amico dell'allora ministro della difesa Antonio Martino) e dall'esiliato iraniano Manucher Ghorbanifar.[Repubblica]
Sembra un vecchio film di spionaggio, ma la realtà è molto più cruda: il Governo italiano partecipa attivamente al complotto per far cadere un governo di un paese che oggi è un bersaglio delle bombe USA e che, “casualmente”, si colloca sotto la regione del Caspio dove si trovano gas e petrolio pari al 65% delle riserve mondiali.
Ombre su ombre che si sovrappongono sul motivo del coinvolgimento dell'Italia nel conflitto iracheno e afghano.

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